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Giavelli > Glossario > La Pelle e le sue caratteristiche

4 luglio 2014

La Pelle e le sue caratteristiche

CARATTERISTICHE NATURALI DELLA PELLE
La vera pelle è un prodotto pregiato e naturale; pertanto i segni e le imperfezioni che si riscontrano sulla stessa, ad esempio rughe e venature, oltre a differenze nel colore sono elementi distintivi che ne esaltano la bellezza e la pregevolezza e la contraddistinguono dalla finta pelle e da pellami di scarsa qualità ricoperti con prodotti artificiali (poliuretano-plastica).

La buona qualità del pellame lo si riscontra attraverso queste caratteristiche, dalla morbidezza e dalla carnosità della stessa.

Giavelli si pregia di utilizzare solo pellami di buona (mezzo fiore) e alta qualità (pieno fiore).

PULIZIA DELLA PELLE FINITA
La pelle per arredamento in un normale ambiente domestico non richiede una particolare cura e la pulizia andrebbe effettuata solo se necessario; non è essenziale che la pelle venga pulita regolarmente ai fini della sua durata. Utilizzare un panno inumidito con una soluzione di acqua e sapone neutro, passare il panno sulla superficie della pelle con movimenti circolari leggeri. Evitare gli sfregamenti eccessivi! Ripassare solo con acqua ed asciugare con un panno asciutto. Non utilizzare detergenti e preparati se non specificatamente indicati dal conciatore. Non utilizzare alcool, acetone, ammoniaca, cere e spray lucidanti! Non applicare sostanze nutritive, la pelle moderna non richiede nutrimento. L’uso di prodotti inadeguati può creare danni irreparabili alla rifinizione; i danni si manifestano solo nel tempo dopo diversi interventi di pulizia.

Attenzione: le pelli scamosciate o nabuk e pelli rifinite all’anilina o con cere ed oli non possono in alcun modo essere pulite, se non con un panno morbido e asciutto. Qualsiasi prodotto potrebbe danneggiare irreparabilmente la pelle.
In commercio esistono dei kit di pulizia appositamente studiati per i diversi tipi di pelle.

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Le pelli per arredamento si ottengono da pelli di taglia grande, che devono presentare dimensioni minime di mq 3,60-3,80; caratteristiche principali devono essere la morbidezza associata ad una debole elasticità, in modo da non essere deformate durante l’uso.
Il pellame per arredamento si suddivide in diverse categorie:

  • Pieno fiore anilina: pelli prive di rifinizione coprente, mantengono i tratti originali del manto dell’animale; l’eventuale fase di rifinizione si limita ad una correzione delle tinte e ad un processo di impermeabilizzazione della superficie.
  • Pieno fiore semianilina: pelli rifinite con leggeri strati di polimeri che permettono di mascherare piccoli difetti.
  • Fiore corretto: il fiore delle pelli viene leggermente smerigliato per eliminare leggeri difetti e successivamente rifinito con strati di polimeri pigmentati.
  • Smerigliato: il fiore delle pelli viene abraso a fondo per eliminare i difetti evidenti. La superficie viene in seguito ripristinata con stampa che riproduce il disegno delle diverse tipologie di grana del fiore. Infine la superficie viene rifinita con l’applicazione di resine pigmentate in dispersione acquosa.
  • Nubuck: pelle la cui superficie è stata leggermente abrasa per conferirle un aspetto vellutato.
  • Scrivente: pelle a grana naturale senza alcuna stampa che ha perciò conservato il fiore di origine non avendo ricevuto alcun trattamento atto a correggerlo meccanicamente, con effetto schiarente e dall’aspetto leggermente invecchiato. La pelle pertanto potrebbe presentare alcune irregolarità come graffi, cicatrici, punture di insetto, bassi di fiore differenze di nuance che non sono da considerarsi difetti ma bensì garanzia di naturalezza della pelle. Trattasi di pelle trattata a cera. Tra le sue caratteristiche vi è anche quella di lasciarsi graffiare facilmente, questa conferisce un aspetto “vissuto” alla superficie.

 

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CENNI STORICI
La lavorazione delle pelli è una delle attività umane di origine più remote e di cui abbiamo tracce e testimonianze inequivocabili. Basti pensare ai vestiti dell’uomo preistorico, agli arredamenti medioevali, ai kajak eschimesi rivestiti con pelli di foca, alle pelli usate dagli indiani d’America o ancora alle raffigurazioni sulle tombe egizie di fasi della fabbricazione di oggetti in pelle.
Le pelli ottenute dalla caccia e dall’allevamento di animali servivano inizialmente per vestiario e arredamento ma alle basse temperature si irrigidivano, mentre col calore si putrefacevano.
Allora si cominciò a sperimentare metodi per renderle durature nel tempo e con qualsiasi condizione atmosferica.
La tecnica di concia più rudimentale fu l’impiego di grassi animali per rendere le pelli più flessibili e resistenti. Fece poi seguito l’affumicatura, che si trasformò poi nella concia all’aldeide, un elemento presente nella combustione di foglie o rami verdi. Seguì l’essicazione tramite l’esposizione al sole o grazie all’azione disidratante del sale. Infine s’imparò anche a conservare e trattare le pelli con tecniche vegetali: le pelli venivano bagnate, immerse in profonde buche nel terreno e ricoperte con cortecce e baccelli che, a contatto con l’acqua, rilasciavano tannini dalle ben note proprietà concianti. Alcune antiche civiltà conoscevano anche una concia minerale, effettuata con allume di rocca, minerale abbastanza diffuso in natura, soprattutto nelle zone vulcaniche.
Solo nel 1853 fu brevettato il primo metodo di concia al minerale o concia al cromo, che permise di accorciare notevolmente la durata del trattamento. I sali di cromo (sotto forma di solfati) sono diventati i prodotti concianti più usati sino ai nostri giorni. Col tempo i conciatori affinarono la tecnica conciaria sia introducendo macchinari che facilitarono il processo produttivo della pelle (come ad esempio i “bottali” girevoli), sia impiegando nuove sostanze in grado di conferire alle pelli colore e tatto desiderato.

LA STRUTTURA DELLA PELLE
La pelle è costituita essenzialmente da tre strati:
L’ EPIDERMIDE, composta prevalentemente da cheratina, rappresenta l’1% dello spessore totale e viene eliminata nelle prime fasi della lavorazione, insieme a peli, follicoli piliferi e materiale corneo.

Il DERMA, costituito da tessuto connettivo, ricco di collagene e proteine rappresenta l’85% delle spessore. E’ formato da fibre connettive che formano una fitta rete nella parte superiore (detta strato papillare), mentre una rete meno densa nella parte sottostante (detta strato reticolare). In ambito conciario è importante la distinzione tra strato papillare, che costituisce il cosiddetto fiore o grana, e strato reticolare, chiamato anche crosta.
LA “CARNE” o “STRATO ADIPOSO SOTTOCUTANEO”, rappresenta il 14% dello spessore ed è formata prevalentemente da fibre elastiche e sostanze grasse, è la parte che aderisce al corpo dell’animale e anch’essa viene asportata prima della concia.

CLASSIFICAZIONE DELLA PELLE GREZZA
Tutte le pelli possono essere conciate, ma fra le specie anche più facili da reperire, le più usate sono quelle bovine. Esistono numerose razze di bovini che si distinguono per la diversa provenienza e/o per i diversi usi a cui sono destinati (animali da latte, da carne o da lavoro).

Tutti i bovini si suddividono in base all’età e al peso delle pelli, come segue:

  • Vitelli (12/20 kg, 20/26 kg)
  • Bovine (<30 kg, 30/40 kg)
  • Tori (< 40 kg, 40/50 kg)

I vitelli sono utilizzati principalmente per la produzione di tomaie e pelletteria, mentre le bovine e i tori trovano largo impiego nel settore dell’arredamento e dell’industria automobilistica.

 LE PARTI DELLA PELLE

tagli della pelle
La pelle per sua natura non è omogenea bensì ha caratteristiche di compattezza, resistenza ed elasticità diverse in base alla parte del corpo dell’animale a cui aderiva. 
Il groppone ad esempio è la parte più resistente, ottima per le parti grandi a vista e cuscinature; la spalla ha anch’essa una buona resistenza, ma bisogna considerare le rughe del collo che andrebbero considerate e sfruttate come caratteristiche di pelle vera e non considerate un difetto, come spesso erroneamente succede; i fianchi e le zampe sono le parti più elastiche, pertanto hanno una minore resistenza meccanica e una maggiore disomogeneità di grana e quindi è bene siano utilizzate per parti poco sollecitate e non in vista.
Di tutto ciò bisogna tener conto quando si tagliano e lavorano le pelli per realizzare diversi tipi di articoli.

SINTESI DELLE PRINCIPALI FASI DEL PROCESSO DI LAVORAZIONE DELLE PELLI

  • Conservazione: la pelle appena rimossa dall’animale viene protetta dai batteri che provocano putrefazione. Si cosparge abbondantemente la pelle su entrambi i lati con sale comune, il cui scopo è di preservarla dalla decomposizione. I processi di conservazione producono nella pelle uno stato di disidratazione.
  • Rinverdimento: all’arrivo in conceria le pelli vengono immerse in acqua per rimuovere il sale utilizzato nella conservazione, eventuali residui di sangue e sterco e microorganismi. La pelle così idratata e pulita passa al processo di depilazione chiamato calcinaio.
  • Calcinaio: è la fase in cui i peli e l’epidermide sono rimossi chimicamente trattando il pellame in una soluzione di calcinato (idrossido di calcio) e solfuro di sodio.
  • Scarnatura: serve a pulire il lato carne della pelle dal grasso e dal carniccio rimasto dopo la scuoiatura.
  • Spaccatura: operazione meccanica che serve a dividere in sezione il fiore, parte superiore della pelle, dalla parte inferiore ovvero la crosta.
  • Concia minerale: la concia serve per formare una pelle stabile, solitamente è effettuata con l’ausilio di solfato di cromo basico trivalente, un sale minerale che penetra nella pelle, per la durata di 24 ore circa. Al termine la pelle appare di colore blu-verdastro (tipo di concia più usata).
  • Pressatura: operazione che serve a togliere l’acqua in eccesso e a distendere la pelle.
  • Rasatura: con questa lavorazione si attribuisce alla pelle uno spessore uniforme a tutta la superficie
  • Riconcia e tintura: l’operazione di tintura viene realizzata in un bottale con acqua con l’aggiunta di coloranti, agenti chimici antimuffa e un agente di riconcia, sostanze grasse per conferire al prodotto finito una consistenza morbida e il colore richiesto.
  • Asciugatura: la pelle viene asciugata all’interno del sottovuoto, che è costituito da piastre di acciaio che aspirano l’acqua tramite la depressione a vuoto, oppure asciugata all’aria: la pelle appesa ad una catena aerea viene asciugata a temperatura ambiente.
  • Palissonatura: tramite un macchinario che effettua una battitura meccanica la pelle viene ammorbidita.
  • Follonaggio: la pelle viene ammorbidita tramite lo scuotimento meccanico all’interno di bottali
  • Smerigliatura: la superficie della pelle viene leggermente abrasa tramite l’utilizzo di carte smeriglio per eliminare le imperfezioni
  • Rifinizione: alla pelle vengono conferite caratteristiche di colore desiderato
  • Stiratura: questa operazione serve per dare alla pelle un tono di lucido
  • Rifilatura: questa fase serve a conferire al prodotto finito dei contorni regolari
  • Controllo e scelta: le pelli vengono controllate sulla base della qualità e delle caratteristiche della superficie.
  • Misurazione: la pelle viene misurata con apparecchiature elettroniche. Poiché la pelle è un materiale elastico, essa è soggetta ad un calo naturale e quindi ci potrebbero essere delle tolleranze di misurazione dal 2 al 3%, come da norme internazionali.
  • Test di laboratorio: vengono effettuati test sulla base delle normative internazionali. Le analisi più comuni sono:
    • resistenza allo sfregamento tipo Veslic, a secco e a umido (norma rif. UNI EN ISO 11640)
    • resistenza alla flessione (norma rif. ISO 5402)
    • resistenza allo strappo (norma rif. EN ISO 3377-1)
    • resistenza allo scoppio (norma rif. UNI ISO 3379)
    • adesione della rifinizione (norma rif. UNI EN ISO 11644)
    • solidità alla luce Xenotest (norma rif. UNI EN ISO 105 B02)
    • determinazione del PH (norma rif. UNI EN ISO 4045)
    • solidità al sudore alcalino (norma rif. ISO 11641 Ph 8)
    • invecchiamento da calore (norma rif. DIN 54004)
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